L’impenitenza non otterrà perdono

Attualmente, a causa del falso spirito modernista che ha inquinato la Fede Cattolica, e, di conseguenza, lo stile di vita, la preparazione, i metodi di insegnamento e le scelte Pastorali di molti educatori, catechisti, Sacerdoti, Vescovi e Cardinali, è ormai (quasi)convinzione comune che Dio sia così tanto Buono e Misericordioso da accogliere tutti in Paradiso, indipendentemente dai peccati personali che si commettono, o dalle “opere meritorie”, o dal credere o meno nella sua esistenza; quindi, è convinzione comune che l’Inferno non esiste, o che se esiste, è vuoto!

  E’ cosi che certi uomini commettono nefandezze e accanendosi contro altri uomini  innocenti li accusano, li perseguitano li rovinano, li uccidono e mentendo dicono ogni sorta di male su di loro così che anche coloro che gli sono accanto subiscano la stessa sorte, e poi tornano a vivacchiare tranquilli, come se non fosse successo nulla, come se Dio non avesse visto nulla.

Quanti si cullano sull’illusione del perdono per sembrare umili.. che significato avrebbe se la persecuzione pesa sulla vittima del loro rancore per tutta la vita?  Nemmeno Dio perdona in questo caso. Forse che i gemiti del sofferente non arrivano al cuore di Dio?  Dio perdona solo chi si pente! E pentirsi significa rimediare al dolore inflitto. Troppo comodo credere che basti una stretta di mano o una sceneggiata apparente illudendosi di essersela cavata,  lasciando l’altro nella prova,  e credendo che nessuno se ne accorga.

Dio eserciterà la GIUSTIZIA

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Dottore della Chiesa non si stancava mai di mettere in guardia i battezzati:

“Se Dio castigasse subito chi lo offende, certamente non verrebbe offeso come lo è ora. Ma poiché il Signore non castiga subito, i peccatori si sentono incoraggiati a peccare di più. E’ bene sapere però che Dio non sopporterà per sempre: come ha fissato per ogni uomo il numero dei giorni della vita, così ha fissato per ognuno il numero dei peccati che ha deciso di perdonargli: a chi cento, a chi dieci, a chi uno. Quanti vivono molti anni nel peccato! …

“Dio ha pazienza ed aspetta sino a certa misura; ma, quando è piena già la misura dei peccati che Egli ha determinato di perdonare, più non perdona, e castiga il peccatore, abbandonandolo nel suo peccato secondo il castigo minacciato per il profeta: Auferam sepem eius et erit in direptionem (Is 5, 5). Se uno ha un territorio che l’ha coltivato per più anni, vi ha piantata la siepe intorno per tenerlo custodito e vi ha fatto molte spese; ma vede che con tutto ciò il territorio non gli rende alcun frutto; che fa? Rompe la siepe e lo lascia in abbandono, aperto ad entrarvi chi vuole, uomini e bestie. Così tremate che Dio non faccia con voi. Se non lasciate il peccato, andrete perdendo sempre più il rimorso di coscienza, il timore del castigo divino; ed ecco che tolta la siepe, resterete abbandonati da Dio, castigo peggiore della stessa morte”.

L’abbandono di Dio è un castigo peggiore della stessa morte, perché il peccatore, perso il rimorso di coscienza ed il timore del castigo divino, continuerà ad accumulare peccati, e, con essi, aumenterà l’intensità delle pene che lo stesso peccatore dovrà subire nell’Inferno per tutta l’eternità (infatti, per Divina Giustizia le pene infernali sono proporzionate al numero e alla gravità dei peccati commessi)!

“Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio.

Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato” (Galati 6,7)

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